





Koyama ha trascorso un lungo periodo perseguendo gli studi calligrafici con Shosouin, un’organizzazione fondata da Kuwahara Suiho, maestro calligrafo del periodo Showa. Presto è diventata una libera professionista sviluppando gradualmente la propria creatività. Negli ultimi anni ha realizzato una serie di opere che assemblano le lettere e le parole avvicinandosi alla geometria e all’architettura.
L’artista trae ispirazione principalmente da antichi poemi che hanno origine da luoghi come Man’yōshū, la più antica collezione esistente di poesia giapponese, e dalle opere del poeta persiano Rumi. Le sue opere uniscono così lettere e parole, dalla poesia a immagini, provenienti dalla sua immaginazione per creare i suoi schemi.
Il processo sembra quasi come utilizzare rovine antiche come elementi per la costruzione di strutture contemporanee. Questo si traduce in opere antiche e nuove allo stesso tempo.
Recentemente, Koyama ha creato anche opere a collage in cui mette insieme oggetti del proprio vissuto, tra cui boccette di profumo e taccuini personali, inserendoli in vecchie scatole usate. Si tratta di opere moderniste che risentono del sentimento e del rispetto per le cose che continuano ad esistere, senza dover essere eliminate anche dopo molto tempo.