


Credo che questo elenco, seppur breve, possa aiutare a percepire meglio le sfumature estetiche dell’opera d’arte giapponese.
aware gli aspetti della natura (o della vita o dell’arte) che muovono alla consapevolezza dell’effimera bellezza di un mondo in cui la costante è il cambiamento
bigaku termine moderno per indicare la disciplina dell’estetica
fūryū riconducibile a ciò che appare elegante e raffinato, anche nei modi
ga pulizia, appropriato, elegante (come definito da Gion Nakai)
hie fredda bellezza, simile a sabi
iki chic, di una bellezza borghese con sfumature di sensualità (come definita da Ueda Makoto)
jimi buon gusto, di stile semplice e controllato
kurai dignitoso, anche nobile, di una bellezza tranquilla al limite della freddezza
miyabi Termine di epoca Heian che suggerisce un forte apprezzamento per la bellezza, eleganza e raffinatezza
mono no aware triste dolcezza apprezzata dall’osservatore sensibile all’effimera natura dell’esistenza
mujō concetto Buddista traducibile con “impermanenza”
sabi sbiadito, leggermente consumato o rovinato, che suggerisce una certa età e il passare del tempo
shibui riunisce in un unico concetto gli aspetti di semplicità, eleganza, dimessa bellezza, riconosciuta piacevolezza
shin-gyō-sō struttura tripartita indicante uno stile formale, misto, e informale
soboku naturale semplicità (come definito da Michael Dunn)
wabi di un’estetica educata che ritrova la bellezza nella semplicità a nella rustica decadenza
yu grazioso o raffinato, spesso anche simile a elegante
tratto da D. Richie, Tractate on Japanese Aesthetics