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Floating Cities by Umberto Dattola

Fugacittà eshgallery

Floating Cities by Umberto Dattola

Qualche tempo fa ascoltai una intervista realizzata a Federico Fellini negli anni ’60. Gli si domandava qual era lo stimolo che più ispirava il suo modo di esprimersi ed il regista rispondeva:

“Forse il tentativo di riprendere, di riuscire a riascoltare un discorso che si è interrotto, che un po’ per volta è stato fatto con voce sempre più debole fino al punto che non ho saputo più udire… tendere le orecchie ed il cuore a qualcosa di sfumato, a qualche cosa che è quasi dimenticato”.

Capita spesso, non solo nel cuore degli artisti, di provare qualcosa di indefinito. Una sorta di nostalgia per qualcosa che sembra un ricordo confuso, dai contorni troppo sfumati; un qualcosa che chissà se è mai esistito e mai esisterà.
Qualcosa di ideale, auspicabile per un futuro anche lontano; un luogo dorato, una città invisibile, bellissima e colma di luce.

Mi piace pensare che l’oggetto della mia nostalgia forse sono città ideali, quelle che chiamo Floating Cities, per le quali provo una sorta di malinconia che mi fa restare assorto per un tempo indefinito a volte vicino ad una finestra, rapito, col cuore anelante.

Fugacittà eshgallery 6

Già Aristotele scriveva un testo al riguardo, arrivato a noi col titolo di “Melanconia dell’uomo di genio”, quella sorta di nostalgia per qualcosa di inafferrabile, quella spinta alla creazione per cercare di dare un volto ad un orientamento al bello, al giusto, al significativo.

Ecco, le mie Floating Cities sono la rappresentazione di quel qualcosa di cui talvolta, immotivatamente, sento la nostalgia. Quel qualcosa di cui non ho memoria, “quel discorso interrotto e fatto con voce sempre più debole” di felliniana memoria. Sono per me una visione ottimistica del futuro, un orientamento ideale per il genere umano, in perenne cammino verso la civiltà più alta, quella delle città dorate.

Daniele Mencarelli, poeta e scrittore, descrive molto bene come è fatto quello stato d’animo che si prova e che spinge sempre a cercare:

Io è come se c’avessi dentro un cane che s’è perso il padrone, con quella nostalgia, come se c’avesse vissuto assieme. E lo cerca ovunque. In certi momenti il profumo del padrone si fa più intenso, allora tutto diventa una presenza innamorata, ma sono lampi, bruciature di luce…“.

Umberto Dattola